giovedì 28 maggio 2015

Due o tre cose sulle finali di conference,


scritte da uno che di cose sui playoff NBA 2015 ne ha azzeccate forse due o tre in tutto.
Riassumendo: iniziavo dando vincenti gli Spurs, quando sono usciti ho puntato sui Cavs che già davo finalisti a est ma con molta più fatica (4-3) contro Atlanta (va anche detto che tra gli Hawks si sono infortunati in diciannove, oh). A ovest mi ero affidato ai Clippers sui Rockets e figurarsi se non hanno fatto i Clippers anche stavolta; poi contro Golden State vedevo Houston schiantarsi in 5, massimo 6 gare: "Vogliamo dire 4-2, con una vittoria Rockets sulle spalle di un Harden da 50 e un'altra sul 3-1 coi Warriors un po' rilassati? Diciamolo (ma non contiamo troppo sulla seconda)" (brutto autocitarsi, lo so, lo so).
E ora? Resto con i Cavs, ma perché gli abitanti di Cleveland portino LeBron in processione devono succedere le seguenti cose: 1) Irving sta almeno bene, ma bene davvero, se non benissimo; 2) Si vince una delle prime due a Oakland, possibilmente gara 2 per prendersi il momentum prima di tornare tra le mura amiche; 3a) Si inizia seriamente ad attaccare in modo un po' più vario di "LeBron possessi dispari, Kyrie possessi pari", oppure 3b) Chiunque tiri da tre con continuità viaggia intorno al 40% nella serie (il verificarsi di 3a e 3b contemporaneamente non guasterebbe).
Quindi: Cavs in 7 partite (ma anche in 6, se vanno sul 3-2 col match point a Cleveland), un busto di LeBron su ogni caminetto e servizio d'ordine della Casa Bianca in allarme mesi prima per l'arrivo di J.R. Smith.
Colonna sonora delle mie Finals (decidete voi chi è il boa e chi il pitone):

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